Derubricazione da tentato omicidio a lesioni dolose semplici aggravate solo dall’uso del coltello

Condannato per folle gelosia «Ma non cercò di uccidere». Si sono ridimensionate di molto – all’udienza preliminare – le conseguenze giudiziarie per il 26enne E R che accoltellò il rivale in amore nei pressi di una pizzeria di Cadè. Al termine del processo – tenutosi con rito abbreviato – l’accusa è stata infatti derubricata, dal gup Giovanni Ghini, da tentato omicidio a lesioni aggravate dall’uso dell’arma bianca. Nel convincimento del giudice ha fatto breccia l’operato difensivo dell’avvocata Carmen Pisanello che ha depositato una perizia medica sulla cartella clinica del ferito (cioè il 39enne G S ) che era stato ricoverato al Santa Maria Nuova con una prognosi di un mese. «La ferita di 5 centimetri – ha spiegato l’avvocata Pisanello – non ha leso organi vitali. Una ferita da taglio, tangenziale alla cute, quindi con una penetrazione marginale». Quindi -secondo il ragionamento della difesa – R non voleva uccidere S, ma solo dargli una lezione». Il pm Stefania Pigozzi aveva chiesto una condanna di 5 anni e mezzo di reclusione, mentre il gup Ghini ha condannato l’imputato a 2 anni, 8 mesi e 6 giorni di carcere. A sua favore anche l’immediata collaborazione con le forze dell’ordine per fare ritrovare il corpo del reato, ossia il coltello. 

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